domenica 30 marzo 2014

Fulvio Izzo e Angelo Insogna





Nell’ anniversario della fine della resistenza militare borbonica a Gaeta (14 febbraio 1861), le Edizioni di Ar hanno pubblicato un libro dedicato alla straordinaria resistenza ‘miliziana’ di Sua Maestà la Regina Maria Sofia.

Fulvio Izzo, Un miliziano di Sua Maestà; Angelo Insogna, L’agonia d'un regno. 
Il volume, pubblicato dalle Edizioni di Ar nella collezione ‘I Masnadieri’, comprende  sia il saggio di Fulvio Izzo Un miliziano di Sua Maestà, sia lo scritto del miliziano stesso, Angelo Insogna, L’agonia d’un regno.
Dal risvolto di copertina: Maria Sofia fu incendiata per tutta la vita dal dèmone della vendetta. Ferma vendetta ella voleva trarre dei piemontesi usurpatori. A ogni costo. Anche a costo di dettare l’alleanza con il nemico ideologico: con i socialisti, con gli anarchici che pur le avevano ucciso Sissi, l’amata sorella. Senza pregiudizio, con tutti i mezzi. Anche la pistola di Gaetano Bresci, cui lei armò la mano. Se il miliziano Insogna intrecciava con il nemico del nemico la trama, Maria Sofia tendeva l’orditura per incrociarvela: a formare quel tessuto, dell’ ‘insorgimento’ dei popoli italiani meridionali contro il risorgimento savoino, che era una sorta di ‘disintegrazione del sistema' ante litteram. Lo nota con sicuro disincanto Fulvio Izzo, che nella sua opera ci restituisce, disegnandoli con rigore documentale e interpretandoli con prezioso acume, tutti i casi di quell’incomune, inaudita avventura politica. Non sono i valori del ‘Risorgimento’ nazionale a spirare da queste pagine, la cui scrittura si ispira, invece, alle dignità feudali che qui insorgono come risorgive della sovranità naturale, pure risorgenze del rango, al contempo fiero e ferino, incarnato dalla Regina e dallo Scudiero. (A.V.K.)
Sulla copertina
Curzio Vivarelli, die Fehdereise ('Il viaggio della vendetta’).
Il disegno di copertina rimanda al veliero che dall’America trasporta l’anarchico Gaetano Bresci in Italia.
Pp. 236. Edizioni di Ar, 2014. Euro 25,00


PER ACQUISTARLO
Libreria Ar, piazza della Libertà 11, Avellino. 
tel. 0825 32239; mail: info@libreriaar.com



giovedì 27 marzo 2014

Il Sigaro di Re Ferdinando



Il Sigaro Napoletano, tradizione da ritrovare 

Iniziativa Fondazione il Giglio Progetto CompraSud



Anche il Movimento Neoborbonico aderisce all’iniziativa di Umberto Prota e della Fondazione Il Giglio per il Progetto Comprasud. Quello del “sigaro napoletano” fino ai primi decenni del ‘900 era uno dei marchi che associava il nome di Napoli ad una produzione di qualità. Il sigaro che piaceva a re Ferdinando II, raffigurato in un celebre ritratto proprio con un sigaro tra le mani, era prodotto nel Regno delle Due Sicilie dalla metà dell’ ‘800, utilizzando tabacco della varietà “Kentucky” coltivato in Campania, ed era chiamato “Fermentato forte” prima di assumere la denominazione “Napoletano” che Maria Carolina d’Asburgo Lorena, ed a Napoli aveva incontrato successo.
Di forma cilindrica come gli “Avana”, (cfr. Giuseppe Bozzini,  Il signor sigaro, Mursia, Milano 1987) il “Napoletano” differiva leggermente dal “Toscano”.
Come altri marchi del Sud, il sigaro “Napoletano” non è stato tutelato e oggi si producono in Italia una trentina di varietà di sigari così denominati. In Italia la manifattura dei tabacchi era stata impiantata nel Granducato di Toscana per volere del Granduca Ferdinando III (1769-1824), che aveva sposato Luisa Maria Amalia di Borbone Napoli, figlia di Ferdinando IV e di “Toscano”, “Toscanello” e “Senese”, uno dei quali porta il nome di Garibaldi (!), il “Napoletano” è scomparso.
La proposta di recuperarlo è stata lanciata dall’imprenditore napoletano Umberto Prota, (titolare dell’antico negozio sartoriale “Arbiter”, Napoli, via Toledo 286) appassionato studioso di storia e tradizioni delle Due Sicilie. La  Fondazione Il Giglio, nel quadro del  Progetto CompraSud, che vuole unire produttori e consumatori sulla base della comune identità culturale, si associa alla proposta.
Attualmente i sigari Toscani sono prodotti dalle “Manifatture Sigaro Toscano”, antica azienda rilevata nel 2006 dal Gruppo Industriale Maccaferri, che possiede uno stabilimento a Cava de' Tirreni (Salerno).
La ripresa della produzione del sigaro “Napoletano” avrebbe una ricaduta positiva in termini economici su territorio, agganciandosi al valore aggiunto del marchio, ma soprattutto, rilancerebbe in Italia e nel mondo un marchio che appartiene alla storia delle Due Sicilie. Ai consumatori meridionali, fumatori o non, chiediamo di sollecitare le “Manifatture Sigaro Toscano” (info@toscanoitalia.it) a riprendere la produzione del sigaro di re Ferdinando II.

(Lettera Napoletana 73/14).







martedì 25 marzo 2014

La Strada Giusta


VECCHI, NUOVI, FINTI E VERI MERIDIONALISTI 

di 

Gennaro De Crescenzo



Dovremmo essere grati ai tanti che in questi anni (in particolare in era “post-Terroni”, e non è un caso) si sono impegnati in pubblicazioni e interventi sul Sud ma contro il Sud, più o meno famosi, più o meno documentati ma tutti accomunati da una grande visibilità (paginate intere di giornali, apparizioni televisive senza diritti di replica). Dovremmo essergli grati perché ormai gli schieramenti in campo sono chiari: quando si parla di questioni meridionali da un lato troverete i difensori della storia ufficiale, pronti a citarsi, a complimentarsi o a spalleggiarsi tra loro e a “sparare” contro l’altra parte: o contro Pino Aprile e i suoi “terroni” o contro i neoborbonici “brutti, sporchi e cattivi” come quei  loro re (i Borbone) che difendono e che vorrebbero far tornare dalle parti di Porta Capuana…  Nascono così i libri e gli interventi per dimostrare che i meridionali sono incapaci finanche di farsi aiutare (Stella e Rizzo) o per smantellare [senza riuscirci] i miti della Borbonia felix (De Lorenzo) o per dimostrare che il carcere di Fenestrelle era una specie di albergo a 5 stelle (Barbero) o per risolvere i problemi del Sud attribuendo al Sud le colpe dei suoi problemi [esattamente quello che ci dicono da 153 anni] (Felice) o [dopo essersene servito per oltre 150 anni], accusandolo di essere un vampiro che sottrae al Nord tutte le sue energie o invitandolo a seguire l’esempio positivo di chi suggerisce (magari ai nostri giovani) di emigrare (Ricolfi) o per sostenere con candido e invidiabile entusiasmo che se Renzi non ha mai neanche pronunciato la parola Sud nei suoi discorsi potrebbe anche essere un segnale positivo e “se vince Renzi [il nome del premier è sostituibile a piacere] vince il Sud” (Galasso)…  Se si trattasse solo di un dibattito culturale o se si trattasse solo di slogan della Lega Nord, potremmo pure divertirci. Il problema è che tutto questo è diventato e diventerà politica. E così sparisce il Sud dalle agende degli ultimi governi e finanche dai (finti) ministeri per il Sud e tra le origini dei (finti) ministri meridionali. E il tutto diventa più grave perché spesso a sostenere queste tesi sono proprio intellettuali e/o politici meridionali che intervengono sul tema come se fossero dei “passanti stranieri” e non personalità rappresentative, per decenni, della cultura e della politica locale e nazionale o come se non fossero gli eredi (culturali o -molto spesso- genetici) di quelle classi dirigenti complici di un sistema nord-centrico da 153 anni, appiattite su posizioni culturali identiche a se stesse (antiborboniche ieri come oggi, antimeridionali ieri come oggi) e in regime di monopolio culturale assoluto anche se con diverse crepe proprio negli ultimi anni (sono ormai tanti -troppi per i loro gusti-  i ricercatori anche accademici che dimostrano la fondatezza di tesi quali quella delle buone condizioni di finanze o industrie delle Due Sicilie o dei complotti anglo-massonici-camorristici che le distrussero e così via). E il bello (quasi comico se non si trattasse di cose tragiche, da analisi psicanalitica più che storiografica) è che gli stessi personaggi accusano gli altri di sostenere “tesi consolatorie o autoassolutorie” mentre gli altri (Pino Aprile o i neoborbonici per fare gli esempi più ricorrenti) sostengono l’esatto contrario: la necessità di conoscere il passato, di ritrovare l’orgoglio perduto, di cancellare quelle classi dirigenti complici da 153 anni e capaci solo di difendere interessi e posizioni personali, di pretendere (se è vero che siamo tutti cittadini italiani ed europei) pari condizioni Nord/Sud… Con fatica, con molti “nemici” e con molti ostacoli, anche solo dando un occhio a certe reazioni o ai consensi crescenti finora raccolti, potremmo dire che siamo sulla strada giusta.






sabato 22 marzo 2014

La Terra dei Borbone a Lucera



Una due giorni importante nelle Puglie continuando i successi delle intensissime attività dell’Associazione Daunia Due Sicilie e della delegazione di Capitanata e per le Puglie del Movimento Neoborbonico. 
DOMENICA 23 MARZO ore 18.30 Auditorium Croce Blu di via Verdi 2 a Lucera (Fg), film e dibattito “La terra dei Borbone, La vera storia del Sud mai raccontata” (ingresso libero) a cura di Associazione Pro Loco Lucera, Associazione Daunia Due Sicilie e Movimento Neoborbonico, Puglie. 
MARTEDI’ 25 MARZO, Liceo Poerio a Foggia, ore 10.15, conferenza e proiezione a cura di Pino Marino e Daunia Due Sicilie. 
Due appuntamenti utili per incontrare i rappresentanti del Movimento Neoborbonico e del "Parlamento delle Due Sicilie" (parlamentoduesicilie.it). Due appuntamenti importanti (il secondo tra i ragazzi del prestigioso liceo foggiano) su temi quanto mai attuali e quanto mai utili per il Sud di domani.




Colori Sapori & Saperi a Isoletta D'Arce







giovedì 20 marzo 2014

Gaeta - Vivi l'Arte



“Portus Caietae celeberrimus atque plenissimus navium”, “Il porto di Gaeta famosissimo e ricchissimo di navi”: così già Cicerone nel 66 a.C. definiva la nostra bella e antica Città, a testimonianza di quanto lunga ed importante sia la sua storia. Teatro di traffici commerciali e scambi culturali, le sue strade e le sue mura sono ricche delle innumerevoli tracce di un grandioso passato. Gaeta vanta uno sviluppo storico di straordinaria rilevanza, che parte dalle età più remote, dalla preistoria al mondo romano, che hanno lasciato ampie testimonianze nel panorama cittadino; raggiunge altissimi livelli durante il periodo medievale e quello delle dominazioni angioina (orizzonte in cui si data la citazione di Gaeta nell’Inferno dantesco) ed aragonese, durante i quali la Città si è arricchita dei suoi più importanti tesori artistici ed architettonici; arriva, infine, a scrivere pagine di enorme importanza sia durante la dominazione spagnola sia nel Regno dei Borbone, momento in cui cala definitivamente il sipario in tutto il sud Italia.
Oggi è importante valorizzare questo patrimonio artistico e culturale, diffonderne la conoscenza, rendergli l’onore che la lunga storia e la grande ricchezza che Gaeta possiede meritano da ciascuno di noi.














mercoledì 19 marzo 2014

E' solo questione di civiltà



Osservare il comportamento allo stadio dei “popoli” è come leggere il resoconto di  uno psicanalista. La massa scatenata si libera e dà il meglio (per modo di dire) di se stessa: tutto ciò che è represso esce fuori senza mediazioni e senza pudori. In queste condizioni non conta lo status sociale o economico, non c’entra nemmeno il livello di istruzione, c’entra la cultura, la tradizione e la civiltà che si porta dentro. Chi, come i tifosi napoletani, è portatore di una cultura antica, fondata sulla civiltà della tolleranza e del rispetto, è disposto a sopportare con dignità ogni offesa e mortificazione, perdonando con umile superiorità chi non sa quello che dice perché di cultura non adeguata per comprendere i valori umani e morali del Popolo delle Due Sicilie.
Il bellissimo racconto del compatriota Francesco è veramente emblematico e conferma che nemmeno i 153 anni di maladominazione chiamata unità, sono riusciti a scalfire la nostra cultura dell’amore.




QUANDO E' IL CALCIO A SOTTOLINEARE CERTE DIFFERENZE



Quando ripenso alla mia infanzia, riaffiorano i miei ricordi più cari legati a mio padre. Ripenso ai suoi insegnamenti, alle lunghe chiacchierate a alla grande pazienza che aveva nel rispondere alle mie innumerevoli domande. Da lui ho imparato molte cose, e dei suoi insegnamenti ancora oggi faccio tesoro. La sua unica vera passione era il calcio, era tifoso del Napoli, ma un tifoso atipico, diverso dai tanti scalmanati che oggi si dicono tifosi ma che di calcio non capiscono proprio niente. Atipico perché viveva si il calcio con il trasporto e la passione che noi napoletani ben conosciamo, ma allo stesso tempo con la capacità critica e quel dovuto distacco necessari per analizzare sportivamente l'esito di una gara, il rendimento di un calciatore, la prestazione di un direttore di gara.
Insomma se il Napoli perdeva per suoi demeriti lo diceva senza mezzi termini, senza accampare scuse, e senza dare la colpa all'arbitro, agli avversari o alla cattiva sorte, e soprattutto senza mai lasciarsi andare in offese e senza mai inveire contro i tifosi avversari. Pensate aveva un'enciclopedia sul calcio intitolata "Tutto il calcio minuto per minuto" (che io conservo gelosamente), all'epoca non c'era internet e non c'era un pc in ogni casa come oggi, il libro, l'enciclopedia facevano la differenza. In quell'enciclopedia, del Napoli si parla poco o niente, vengono invece descritte  minuziosamente le gesta di Juve, Inter, Milan e del Grande Torino, quello di Valentino Mazzola e dei suoi sfortunati compagni di squadra vittime dello sciagurato incidente del 4 maggio 1949.
Oltre alla già citata enciclopedia aveva acquistato dei libricini, che facevano parte di una collana di tascabili sul calcio, "I tascabili dello sport i campioni e le squadre di tutto il mondo", pensate costavano 250 lire. Ne ho sfogliato uno intitolato "I mazzola", le pagine sono ingiallite dal tempo e alcune parole sono sbiadite, quasi non si leggono, ma nell'insieme dà una panoramica efficace su come si viveva e come si dovrebbe vivere il calcio in campo e dagli spalti..
Veniamo ai giorni nostri, veniamo alle note dolenti e alle piccole grandi soddisfazioni.
Ieri 17 marzo, il Napoli ha disputato una gara di campionato allo stadio Olimpico di Torino contro i granata, i tifosi del Napoli presenti allo stadio, per l'occasione e viste anche le recenti offese fatte alla memoria del Grande Torino, da uno striscione esposto nella curva dei tifosi juventini in occasione dell'ultimo derby della Mole, animati dalle più buone intenzioni e da uno spirito puramente sportivo, i supporters azzurri hanno esposto un cartello nel quale si leggeva "Chi ama il calcio onora il Grande Toro", la risposta dei padroni di casa? I soliti cori razzisti (razzismo territoriale), le solite offese (terroni, colerosi ecc. ecc.) e la solita richiesta al nostro amato vulcano (Vesuvio lavali col fuoco).
Ma a lavare l'onta, dell'ennesimo volgare e ingiustificato comportamento piemontese, ci ha pensato la squadra in campo, che quasi allo scadere con il suo puntero Gonzalo Higuain ha matado il Toro.
Risultato finale Napoli batte Torino 1-0 in campo calcistico, ma in quanto a civiltà, cultura e orgoglio, per i tifosi del toro non c'è stata partita, tutto questo nel giorno in cui l'Italia festeggia per un'unità ora più che mai fatta solo sulla carta.

Francesco De Crescenzo







domenica 16 marzo 2014

Il 17 marzo noi non festeggiamo perché non c'è nulla da festeggiare




L’esaltazione massima del cosiddetto risorgimento, massonico e giacobino, è stata l’istituzione (imposta) di una ricorrenza che non ricorda la nascita della Nazione Italiana (2 giugno del 1946), ma solo la proclamazione del Regno d’Italia (17 marzo 1861) in nome di Vittorio Emanuele II di Piemonte che restò “secondo”, e non diventò “primo” come avrebbe dovuto per la nascita di un nuovo stato, a sottolineare l’annessione dell’Italia al Piemonte. E la cosiddetta Italia annessa in quella data la potete “ammirare” nella cartina che riportiamo. 
Loro oggi festeggiano l’annessione di una parte della vera Italia (manca buona parte del Lazio, senza contare il Veneto) ad una monarchia generata a negazione di Dio, quello vero, e su principi ideologici di violenza, sopraffazione e razzismo.
Quando questa vergognosa umiliazione della verità e della nostra dignità finalmente cesserà, solo allora si potrà parlare di pacificazione e di giustizia.
Per ora solo mortificazione e rabbia.









mercoledì 12 marzo 2014

Daniele Iadicicco - La Famiglia Gattola di Gaeta







E’ uscito in questi giorni il nuovo libro di Daniele E. Iadicicco “Storia documentale DEI GATTOLA DI GAETA”. Il testo prodotto interamente dall’Associazione Culturale Terraurunca, di cui Iadicicco è Presidente, ripercorre la storia di questa famiglia di origine gaetana che ha attraversato 1000 anni di storia, accompagnando le vicende della città di Gaeta, e rendendosi sempre protagonista della vita politica nazionale e non solo del Sud Italia, resistendo ai secoli ed agli innumerevoli cambi di potere, partendo dal XI secolo fino all’unità d’Italia e oltre.
“Il libro è nato” – spiega Iadicicco – “da una semplice ricerca, come ne faccio tante per il nostro portale storico terraurunca.it. Il fatto è che il materiale sulla famiglia Gattola ha iniziato a saltar fuori ovunque: a Gaeta come in tutto il Golfo, in Italia come all’estero, ho iniziato a ripercorrere i secoli scoprendo testimonianze di personaggi interessanti e luoghi legati a questa famiglia”.  
Questo nuovo testo, solo apparentemente relegato a semplice storia familiare, è una vivida testimonianza del sistema religioso, aristocratico oltre che politico di Gaeta, attraverso di esso si scoprono momenti di storia locale, difficilmente individuabili se non nelle vicende dei personaggi che le ripercorrono. Le ricche testimonianze fotografiche e documentali ci mostrano come ancora oggi, tra palazzi storici e chiese, possiamo scorgere testimonianze di questa famiglia e come in questi luoghi si siano svolti momenti anche significativi della storia nostrana. Dal Palazzo del Marchese Gattola a Piazza Traniello a Gaeta, in cui si celebrò l’imeneo nuziale di Re Carlo di Borbone con Maria Amalia di Sassonia, fino alla tomba di Riccardo Gattola del XV secolo che dalla Chiesa di San Francesco a Gaeta se ne ritrovano tracce nel Walters Art Museum di  Baltimora negli USA. 
Il libro sarà presentato ufficialmente a Gaeta, presso il Museo Diocesano, venerdì 28 marzo 2014, alle ore 18.30.
Amici, compatrioti e simpatizzanti sono invitati.


venerdì 7 marzo 2014

Gennaro De Crescenzo


NOVITA'  EDITORIALE


E’ uscito il nuovo libro di Gennaro De Crescenzo "Il Sud dalla Borbonia Felix al carcere di Fenestrelle. Perché la storia non è come ce la raccontano", Magenes, Milano, 2014.

Ricerche archivistiche, nuove fonti e risposte neoborboniche agli storici “ufficiali”…  “Gennaro De Crescenzo li ha fatti ‘neri’ ”. Nell’alto della loro cattedra universitaria, pur circondati da titoli accademici, utili per vantare meriti didattici, Alessandro Barbero o Renata De Lorenzo non possono scampare alle contraddizioni che le pagine di questi capitoli mettono a nudo. Le loro tesi sono state vivisezionate, analizzate, contestate e, qualche caso, persino messe alla berlina, con un rigore e una puntualità che - francamente - tolgono spazio e argomenti a repliche difensive” (dall’introduzione di Lorenzo Del Boca). "Borbonia felix"? Nessuno lo ha mai scritto o detto, ma non è un caso se tutti i primati positivi nel Regno delle Due Sicilie diventano negativi solo dal 1860 con una inversione di tendenza che resiste nel tempo e arriva fino a oggi. È un dato di fatto. Il monopolio della cultura ufficiale è finito e da qui parte quella nuova storiografia degli storici "neoborbonici" o degli storici "senza patente" che costituiscono davvero un fenomeno nuovo e dilagante, che costringono gli storici "professionisti" a scrivere libri per rispondergli (anche se fingono di ignorarli), che costringono e costringeranno (e spesso hanno già costretto) gli stessi storici a cambiare i loro libri in attesa di testi che ricostruiscano, finalmente e veramente, tutta la nostra memoria storica: la base di classi dirigenti finalmente e veramente nuove e degne di rappresentare il Sud di domani. 


PER ACQUISTARLO

IN TUTTE LE LIBRERIE E ONLINE
e su www.editorialeilgiglio.it 
fitto e in aggiornamento il calendario delle presentazioni-dibattito: 
richieste a info@neoborbonici.it

http://www.libreriauniversitaria.it/sud-borbonia-felix-carcere-fenestrelle/libro/9788866490593






sabato 1 marzo 2014

Le Donne Combattenti del 1860 - Conferenza a Gioia dei Marsi





La Pro Loco di Gioia dei Marsi (AQ) ha invitato Fulvio D'Amore (ricercatore e saggista) il giorno 8 marzo 2014 alle ore 18,00, presso il centro Culturale "Moretti", per presentare il tema: Le donne combattenti del 1860. Eroine sconosciute. Ai primordi del femminicidio di Potere.
Il relatore, con il supporto di immagini multimediali che seguiranno un percorso storico ben definito, incentrerà la conferenza sulle giovani brigantesse abruzzesi, che seppero morire per difendere i propri costumi, la loro terra e la loro religione, come le aveva invitate a farlo la regina delle Due Sicilie Maria Sofia di Wittelsbach.