mercoledì 27 giugno 2012

Il Principe Carlo di Borbone in visita a Napoli




Come ampiamente preannunciato attraverso questa Rete e tutti i siti ad essa collegati, si è tenuta a Napoli ed in Campania la visita dell’augusta Famiglia Reale, nostro orgoglio e nostra forza identitaria.
L’accoglienza riservata ai Principi dalla nostra Gente è stata come di consueto delle più calorose. Nel pomeriggio del 25, prima della celebrazione eucaristica per l’investitura dei nuovi cavalieri, nel sagrato della Basilica di Santa Chiara ad attendere Carlo, Camilla e le principessine c’erano gli attivisti del Movimento e la Banda Musicale dei “Reali Pompieri” napoletani che, schierati in alta uniforme storica, hanno intonato l’Inno Reale commuovendo tutti i presenti e gli stessi Principi.
Poi nella chiesa la celebrazione solenne.
Alleghiamo il comunicato del Movimento, alcune foto dell’evento ed un articolo-intervista pubblicato dal Corriere del Mezzogiorno che dà un’idea corretta del forte sentimento di appartenenza che anima la coppia Reale.




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MOVIMENTO NEOBORBONICO
Comunicato

Consueto bagno di folla per il Principe Carlo di Borbone, Duca di Castro e Capo della Real Casa, e per la consorte Camilla Duchessa di Castro a Santa Chiara in occasione della Messa per i nuovi Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniando di San Giorgio e dopo alcuni giorni trascorsi con le piccole principesse in giro per i luoghi cari alla dinastia che seppe fare grandi Napoli e il Sud.
Nel cortile i Neoborbonici hanno salutato il loro arrivo con la Fanfara dei Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Napoli guidati dal Maestro Lettiero e da Roberto Cantagallo e Filippo Mosca: 40 musicisti in perfetta divisa dei pompieri di epoca borbonica che hanno eseguito (nella commozione dei Principi e dei presenti) l’inno nazionale delle Due Sicilie di Giovanni Paisiello.
Il presidente De Crescenzo, con numerosi delegati e dirigenti, ha regalato alle piccole Maria Carolina e Maria Chiara, a nome del Movimento Neoborbonico, due cammei lavorati, “simbolo dei primati produttivi duosiciliani, portafortuna senza tempo e tradizionale dono del Popolo Napoletano presso la corte borbonica, fusione del mondo naturale, vegetale e animale del nostro antico Regno”.











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CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
del 26 giugno 2012

La visita dei reali

Dall'Albergo dei Poveri a Carditello:

le amarezze del principe di Borbone

Carlo e Camilla a Napoli con le figlie: «Basterebbe poco per il rilancio»



NAPOLI — E' stata una giornata frenetica quella di ieri per Carlo e Camilla di Borbone. Il principe e la principessa delle Due Sicilie sono da qualche giorno in Campania per una serie di appuntamenti istituzionali e privati. La delegazione regionale del Sacro Ordine Costantiniano di San Giorgio, guidata da Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, ha svolto un lavoro puntuale che ha preceduto l'arrivo dei Borbone che si sono spostati fra Caserta, Capri, Salerno e Napoli per incontri pubblici, investiture, cerimonie ufficiali. Il primo degli impegni di ieri, il conferimento dell'onorificenza di Commendatore del Sacro Ordine Militare Costantiniano di San Giorgio al primo cittadino di Salerno, Vincenzo De Luca. «Ho trovato un sindaco combattente — racconta il principe —. Molto deciso. Ha saputo dare a Salerno tanti primati, fra cui quello della raccolta differenziata. E poi ho visto un Lungomare molto più bello dell'ultima volta che sono stato a Salerno, almeno dieci anni fa. Sono rimasto colpito».

E Napoli come l'ha trovata dalla sua ultima visita?
«Un po' migliorata. C'è meno immondizia e poi il fatto che ci siano meno auto sul Lungomare credo aiuterà il turismo».

Altezza, lei parlava di primati. Ma quelli che al Sud sono stati garantiti dai Borbone sembrano persi nella memoria. Pietrarsa è dimenticata, Palazzo Reale versa in condizioni difficili, il real Sito di Carditello è all'asta e la Villa comunale non ricorda neanche da lontano la passeggiata Borbonica...
«Fra queste cose mettiamoci anche l'Albergo dei Poveri, una istituzione importante realizzata dai Borbone che è lì, dimenticata. O il Real Polverificio di Scafati, dove siamo stati un anno fa. Sono tutte situazioni difficili e, mi creda, davvero brutte. Si parla solo della ferrovia Napoli-Portici, ma ci sarebbe molto altro da difendere. Con mia moglie abbiamo visto in televisione, da Parigi, che il sito di Carditello versa in una situazione di degrado e che ora è in vendita, all'asta. Speriamo che lo Stato eserciti il diritto di prelazione e si decida a porre un freno a questa incuria. Mi rendo conto che tanto patrimonio artistico d'Italia è in una situazione difficile. Ma basterebbe un progetto ben fatto per rilanciare non solo i siti borbonici, ma tutto un impianto di grande valore culturale e dunque anche turistico».

Lei cosa propone?
«Io di ogni sito farei un museo. Magari con cuna boutique vicino per creare un indotto economico. Basta avere una visione. Per noi è difficile da lontano fare cose concrete. Ma attraverso il ministero della Cultura, il Governo, attraverso anche una serie di nostre conoscenze internazionali potremo fare davvero molto ».

Da dove incomincerebbe?
«D'istinto, le direi che sarebbe auspicabile immaginare un percorso dei primati del Sud. Potrebbe durare anche tre settimane, per turisti davvero decisi a scoprire il Mezzogiorno. Però il progetto non basta. Ci vuole una precisa volontà politica».

La principessa Camilla interviene. «E' una vergogna che non si possa apprezzare il valore di statue, piazze, monumenti che sono tenuti male. Occorrerebbe un progetto che passasse per un business e una serie di sinergie. Siamo tornati appena da Capri e lì tutto funziona perché ci sono i meccanismi giusti, oltre ad una bellezza incontestabile. Mia figlia Maria Carolina ha spento le candeline per il suo compleanno — caso unico al mondo — nella Grotta azzurra. E credo che le bambine non dimenticheranno questo evento. Così come non dimenticheranno la Reggia di Caserta. Ogni sito, se valorizzato nella giusta luce, ha un grande valore. La Puglia, ad esempio, è piena di tesori che non sono mai stati posti davvero in evidenza. E tutto può fare gioco in questo progetto. Magari anche rilanciare il Sud attraverso la sua cucina chiamando uno chef come Alain Ducasse, coinvolgendo così il turismo internazionale di alto livello. Sa che le stoffe di San Leucio che abbiamo nel nostro appartamento di Parigi lasciano senza fiato tutti i nostri ospiti? Però non bastano i progetti che siano così così. Abbiamo pranzato con l'ammiraglio della Nato, Clingan, che ci ha raccontato come Gaeta sia fragile. Al centro di un progetto di recupero bello, che non ha però solide fondamenta».

Principe, ma il Comune di Napoli l'ha mai coinvolta in qualche modo, magari nella individuazione di una strategia?
«Al di là di un mio legame viscerale con Napoli, profondissimo, non sono mai stato coinvolto per contribuire in qualche modo concreto. Forse c'è una sorta di timidezza. Si pensa che chiamando noi vada riletta la storia. E' forse un blocco. Noi non vogliamo criticare la situazione attuale, né proporre una rilettura della storia. Ma siamo pronti ad affrontare progetti e a ragionare sulle proposte. Per chi porta questo cognome è doveroso. I miei antenati hanno fatto tanto e io, se ne avessi la possibilità e senza dare fastidio ad alcuno, potrei a mia volta fare molto».

La principessa tempo fa aveva parlato di un suo possibile ruolo di ambasciatore culturale del Mezzogiorno.
«Certo, ma senza alcun interesse personale. Solo per il dovere che anima un Borbone».

Fra i tanti siti borbonici ce n'è uno che le sta più a cuore?
«Questa è davvero una domanda difficile. A Santa Chiara sono sepolti i miei genitori e Maria Chiara è il nome che abbiamo dato anche alla nostra seconda bambina. Capodimonte è un luogo straordinario, peraltro ben tenuto. Lì c'è tutta l'eredità Farnese. Poi La Reggia di Caserta, che la mia primogenita ha chiesto di visitare come unico dono per il suo compleanno. Poi San Leucio, modello esemplare di una organizzazione sociale, e l'albergo dei Poveri, una istituzione all'epoca all'avanguardia. Un luogo gigantesco che ora si è perso nei meandri di mille amministrazioni diverse. Si poteva fare, come avevamo progettato una decina d'anni fa, un luogo per studiosi, con valenze diverse. Eravamo pronti anche con borse di studio. Ma è tutto finito nel nulla. La verità è che si potrebbe ripartire dai siti borbonici per mettere insieme una meccanismo virtuoso fra pubblico e privato».

Altezza, da appassionato di vela, come giudica le regate ospitate a Napoli?
«Le ho seguite da lontano, eravamo impegnati all'estero. E sono compiaciuto del fatto che Napoli sia stata protagonista su tutte le televisioni del mondo. Certo queste manifestazioni, come la Formula 1, arrivano come in una scatola. Il pacco viene aperto e, quando tutto è finito, riportano via ogni cosa, senza lasciar nulla al territorio.
Il prossimo anno, però, mi piacerebbe esserci».

Anna Paola Merone